Quando: 25/11/2022 | 18:30 - 19:30
Dove: Isole - Lungo Dora Napoli 18b - Torino
Il fotografo Matteo di Giovanni presenta il suo terzo libro “I had to shed my skin” presso Isole Studio a Torino. Ingresso libero
Venerdì 25 novembre ore 18:30
Presentazione photobook, Matteo Di Giovanni dialoga con Ivan Catalano
I had to shed my skin
Attraverso I had to shed my skin, Matteo Di Giovanni affronta con la sua fotografia tematiche quali l’appartenenza, la famiglia, le radici. La ricerca è forzata dalle circostanze – il ritorno nel natìo Abruzzo – e perduta nei ricordi – confusi, incerti, precedenti – ma affiora sulla pelle, quella pelle oramai cambiata, come quei luoghi drasticamente diversi eppure riconoscibili. La serie, oramai divenuta foto libro (maggio 2022), racconta la ri-scoperta dei luoghi del passato attraverso un modo rinnovato di intendere il paesaggio e di leggerlo. Per la prima volta Matteo Di Giovanni osserva quei luoghi con una tensione inaspettata, oltre le difficoltà.
Matteo Di Giovanni, nasce a Pescara nel 1980, ma dal 2000 si trasferisce a Roma per studiare ed intraprendere le prime esperienze lavorative nel mondo della fotografia. Si laurea in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma nel 2006 con una tesi sull’antropologia filosofica di Günther Anders. Dopo l’esperienza romana, si trasferisce a Londra, dove inizia a lavorare come fotografo per diverse riviste come The Economist, Red Pepper, Slowfood Magazine. Allo stesso tempo, lavora come assistente per vari fotografi, tra cui Jeff Lipsky e Simon Roberts, che influenzano molto il suo modo di intendere e percepire la fotografia. Dal 2010 studia Fotografia presso la Westminster University di Londra, sotto la guida di Max Houghton e David Campany, dove ottiene un MA con un progetto sull’identità nazionale bosniaca a 20 anni dall’inizio della guerra dei Balcani. Grazie soprattutto a David Campany cresce il suo interesse nei confronti della fotografia autoriale e del libro fotografico come mezzo espressivo principale. Proprio mentre si trova in Bosnia a lavorare sulla tesi, resta coinvolto in un incidente, che cambia totalmente la sua percezione dello spazio. Nel 2012 riesce comunque a completare i suoi studi a Londra e, dopo un lungo periodo riabilitativo, decide si trasferirsi definitivamente a Milano nel 2014. Da quel momento, la sua attenzione si sposta su progetti personali a lungo termine legati al paesaggio, alla sua percezione, all’interazione tra uomo e spazio e al viaggio come esperienza gnoseologica. È autore di due libri monografici, I wish the world was even (2019) e Blue Bar (2020), entrambi pubblicati da Artphilein Editions. Il primo ha come oggetto principale l’analisi del limite nelle sue numerose sfaccettature, mentre il secondo ha come tema l’incertezza e lo spaesamento utilizzando l’area del Delta del Po come metafora. Blue Bar è il suo primo lavoro pubblicato sul territorio italiano. Da anni sta lavorando in Abruzzo, terra dove è nato, ad un progetto sul tema dell’identità, approfondendo le complesse tematiche legate all’idea di homeland e roots.
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