E’ in corso un movimento di protesta e una raccolta firme per chiedere l’annullamento della chiusura dell’Ufficio postale di Via Verres, Barriera di Milano. L’Ufficio è considerato troppo piccolo e non redditizio dall’azienda. Gli abitanti del quartiere si ribellano; “Ci vogliono più uffici, e orari di apertura più lunghi”.
Gli uffici postali in Barriera di Milano
Gli Uffici postali nel quartiere Barriera di Milano sono abbastanza numerosi. L’agenzia più importante è quella di Corso Taranto (zona Piazza Derna) aperto dal Lunedì al Venerdì dalle 8.30 alle 19. E il sabato dalle 8.30 alle 14. Mentre gli altri meno importanti (Via Porpora 51, Via Verres 1/A, Via Spontini 23) sono aperte solo fino alle 13.30.
Ma l’utenze delle agenzie postali in un quartiere popolare e popoloso come Barriera è sempre molto numerosa. Tra lavoratori poveri, pensionati, persone che percepiscono varie forme di sussidi e aiuti statali, e le persone anziane abituate a usare il libretto postale per i risparmi e a pagare le bollette esclusivamente tramite bollettino postale. Tutto questo fa sì che le code sono sempre molto lunghe alle porte degli uffici postali dell’area.
Decine di persone che aspettano fuori, con il caldo e con il freddo, qualche volta anche per 3 a 4 ore, il turno per entrare dentro gli uffici e poter svolgere operazioni che spesso richiedono pochi minuti.
Non sono code di poveri che chiedono l’elemosina. Sono tutti clienti paganti. Tutto grasso che cola per l’azienda, che essendo controllata dallo Stato Italiano avrebbe anche il dovere di fornire servizi pubblici di qualità.
Invece Poste Italiane…
Invece Poste Italiane, almeno a Torino e dintorni, ha l’atteggiamento esattamente contrario. Investe in strutture belle, attrezzature nuove e personale nelle zone ricche della provincia, laddove ha pochi utenti. Mentre nelle aree povere, dove ci sono molto più utenti/clienti: uffici e materiali fatiscenti, personale poco numeroso e stressato, orari di apertura ridotti e per colmare il tutto, si cerca di diminuire il numero delle agenzie.
E’ così che la piccola agenzia di Via Verres, insieme a 4 altri piccoli uffici in altre aree della città, è stata dichiarata di troppo. E l’azienda ha deciso di chiuderla. Gli abitanti del quartiere non sono d’accordo.
Chiusura posta già in atto nonostante le proteste
Protesta No Chiusura Posta Via Verres
La settimana scorsa si è svolta una manifestazione di fronte all’ufficio postale di via Verres contro la chiusura dello stesso ufficio, uno dei 5 che le poste vogliono chiudere a Torino.
Anche la città di Torino ha presentato un esposto al TAR contro queste chiusure. Ma i risultati finora sono pochi.
Gli uffici postali di via Verres 1, via Guicciardini 28, corso Casale 196, via alla Parrocchia 3 e via Nizza 8 sono già chiusi a partire da ieri, lunedì 16 dicembre 2024.
Il Tar del Piemonte che in un primo momento aveva emesso un decreto per bloccare la decisione, ha annullato il suo decreto.
E’ partita una raccolta firme
MA gli abitanti non si arrendono. Dopo la protesta fisica e la denuncia, si è passati alla raccolta di firme per chiedere il blocco della decisione.
La raccolta di firme, promossa da molte realtà e associazioni del quartiere, è trasversale e comune sia alle organizzazioni che ai singoli cittadini che la promuovono.
Ci sono vari fogli firme che girano per il quartiere. Ma se non vi arriva, potete andare a firmare presso gli uffici dello SPI-cgil di via Elvo 13.
Il testo dell’appello
Alla cortese attenzione del Presidente della Repubblica Italiana,
On. Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale
Roma
Egregio Signor Presidente della Repubblica,
Ci rivolgiamo a Lei, quale più alta carica dello Stato e garante dell’unità nazionale, per sottoporre alla Sua attenzione una questione che riteniamo cruciale per la tenuta sociale e democratica del nostro Paese: la chiusura di numerosi uffici postali, che investe non solo la città di Torino e le sue aree periferiche, ma l’intero territorio nazionale, con gravi ripercussioni sul tessuto sociale delle comunità locali.
Gli uffici postali non sono meri luoghi di erogazione di servizi: essi rappresentano presìdi di legalità, spazi di prossimità sociale e riferimenti essenziali, soprattutto per le fasce più vulnerabili della popolazione, quali anziani, persone con disabilità e cittadini che vivono in aree periferiche o svantaggiate. La loro chiusura determina non solo un disservizio immediato, ma anche una profonda lesione dei principi di uguaglianza e inclusione sanciti dalla nostra
Costituzione.
La chiusura degli uffici postali è stata comunicata nel mese di ottobre ed è prevista per il 16 dicembre prossimo, una tempistica che non solo lascia poco margine per organizzare un’efficace opposizione, ma che dimostra la scarsa attenzione alle esigenze delle comunità locali. A livello istituzionale, ci sono già stati interventi a livello locale: il Sindaco di Torino ha annunciato l’intenzione di percorrere vie legali contro questa decisione, e la questione ha generato un ampio dibattito, coinvolgendo rappresentanti politici e sindacali, oltre alla cittadinanza.
Tali chiusure sono parte di un più ampio piano di riorganizzazione di Poste Italiane che, come dichiarato dall’Amministratore Delegato Matteo Del Fante durante l’audizione in Commissione Trasporti alla Camera dei Deputati il 25 settembre 2024, potrebbe preludere a un progressivo abbandono del servizio universale. Questa prospettiva risulta allarmante poiché il servizio universale postale rappresenta una garanzia fondamentale per tutti i cittadini, assicurando accesso paritario a servizi essenziali su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalla posizione geografica o dalle condizioni economiche e sociali.
In questo contesto, riteniamo particolarmente grave quanto dichiarato dai vertici aziendali di Poste, durante la seduta di commissione della Circoscrizione 7 di Torino, tenutasi il 29 novembre 2024, alla presenza di rappresentanti istituzionali, politici, sindacali e di una numerosa cittadinanza.
Di seguito riportiamo le dichiarazioni:
“Abbiamo due tipi di clienti: quello più evoluto, pseudo bancario, che deve fare operazioni di investimento, assicurativo ecc… verosimilmente più giovane con più possibilità di movimento. Il secondo utente/cliente tipo è quello che usa l’ufficio postale per pagare il bollettino postale, per fare un prelievo o per ritirare la pensione… che potrà utilizzare il Postamat…”
Queste parole, oltre a risultare divisive, introducono una distinzione inaccettabile e discriminatoria tra cittadini “più evoluti” e altri considerati di serie inferiore. Tali dichiarazioni ledono gravemente il principio di uguaglianza sancito dall’Articolo 3 della Costituzione, alimentando stereotipi che non tengono conto delle reali difficoltà quotidiane di ampie fasce della popolazione, come anziani e persone con mobilità limitata o difficoltà digitali. La proposta di sostituire gli uffici postali con Postamat appare non solo insufficiente, ma anche irrispettosa nei confronti di quelle persone che più necessitano di un supporto diretto e umano, enfatizzando una concezione dei servizi pubblici che esclude invece di includere.
A dimostrazione del forte disagio e della contrarietà delle comunità locali, alleghiamo a questa lettera le quasi 3.000 firme raccolte a difesa degli uffici postali cittadini, ubicati in larga parte in zone periferiche e popolari di Torino, dove l’utenza vive già quotidianamente situazioni di disagio sociale ed economico. Tuttavia, sottolineiamo che le chiusure annunciate non si limitano alla sola Torino: investono l’intero territorio nazionale, colpendo città, piccoli comuni e aree
rurali, in cui gli uffici postali sono spesso gli unici punti di riferimento istituzionale e sociale per i cittadini.
Riteniamo che queste chiusure e queste posizioni rappresentino una violazione indiretta dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione:
• L’articolo 3, che garantisce l’uguaglianza dei cittadini e la loro pari dignità sociale, principi messi a rischio da decisioni che penalizzano le fasce più fragili.
• L’articolo 5, che riconosce il decentramento amministrativo come valore fondante della nostra Repubblica e che viene disatteso chiudendo presìdi essenziali sul territorio.
• L’articolo 41, che sancisce il diritto all’iniziativa economica privata, subordinandolo però all’utilità sociale e al rispetto della dignità umana.
• L’articolo 47, che impegna la Repubblica a tutelare il risparmio in tutte le sue forme, ruolo cruciale svolto dagli uffici postali nelle comunità.
In un tempo in cui si rende sempre più necessario rafforzare i legami tra lo Stato e i cittadini, queste chiusure vanno nella direzione opposta: privano le persone di un contatto diretto con le istituzioni, aggravano il senso di abbandono e alimentano il disagio sociale.
Con questa lettera, firmata da cittadini, comitati locali, rappresentanti delle comunità colpite, associazioni di consumatori e di vario genere, organizzazioni sindacali di categoria e confederali, desideriamo appellarci alla Sua autorevolezza affinché venga intrapresa ogni azione possibile per tutelare questo servizio pubblico essenziale, la cui centralità è riconosciuta anche a livello europeo e internazionale.
Le chiediamo, Signor Presidente, di valutare con la massima attenzione la possibilità di un Suo intervento diretto, sia presso i vertici di Poste Italiane sia attraverso il coinvolgimento delle istituzioni competenti, affinché venga fermato il piano di chiusure e si apra un tavolo di confronto che tenga conto delle esigenze delle comunità. Un Suo pronunciamento in questa direzione non solo rappresenterebbe un gesto concreto di vicinanza alle persone, ma
riaffermerebbe con forza i valori di solidarietà e coesione che sono alla base della nostra
Repubblica.
Siamo certi che vorrà accogliere il nostro appello con la sensibilità e l’attenzione che da sempre contraddistinguono il Suo operato. Con profonda fiducia, restiamo a disposizione per un incontro o un confronto diretto volto a illustrare ulteriormente le problematiche e le istanze qui espresse.
La ringraziamo per l’attenzione che vorrà riservare a questa nostra richiesta e Le porgiamo i nostri più deferenti saluti.
Distinti saluti,
Promossa da: Cgil Torino, Slc Cgil Piemonte, Spi Cgil Torino, Federconsumatori Piemonte
Con l’adesione di varie sigle Sociali, culturali e politiche e di molti cittadini del quartiere.
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